“L’Iran dietro le porte chiuse”

21 Ottobre 2023

È proprio questa la potenza dei romanzi, dei reportage, dei documentari o delle immagini: farti approfondire argomenti solo sfiorati, farti immergere in un mondo ignorato, farti ragionare oltre i luoghi comuni. E, di conseguenza, non farti imbrigliare dai pregiudizi e dalla superficialità.

È il caso del reportage di viaggio L’Iran dietro le porte chiuse del giornalista tedesco Stephan Orth, pubblicato in Italia da Keller, che in due mesi e novemila chilometri ci conduce in un Iran tanto affascinante quanto frainteso, oltre che poco visitato dagli occidentali. Scopriamo una repubblica islamica dura e una società fra le più chiuse al mondo, nella quale le persone – in particolare i ragazzi – hanno gli stessi nostri sogni, speranze e ambizioni, che spesso riescono a realizzare di nascosto dalla polizia religiosa e politica.
Orth trova alloggio nelle città dell’Iran grazie al sito web Couchsurfing (una pratica vietata nel Paese per ragioni di sicurezza interna, ma ugualmente utilizzata dai più giovani e colti con accesso a internet) e grazie all’ospitalità dei residenti ci racconta i due mondi che convivono uno accanto all’altro: quello ufficiale e teocratico e quello privato, in cui la vita delle persone rischia ogni giorno di restare imprigionata tra le rigide leggi della dittatura islamica.
Così l’autore può farci vedere il Paese dietro le porte chiuse, far parlare gli iraniani che incontra e disegnare un quadro della popolazione, seppur non rappresentativo della totalità degli iraniani, credibile e attuale (benché in certe dittature i cambiamenti siano repentini – il viaggio di Orth è del 2014).

E non importa se la scrittura – almeno a tratti – risulta noiosa e ripetitiva, oppure se il reporter si è lasciato andare ad alcune ripetizioni e ha scelto di non condensare in poche pagine parti del suo viaggio. Perché leggere il suo punto di vista sull’Iran è comunque illuminante, pieno com’è di umanità, di colore, di sorprese e anche di divertimento.