“Resto qui”

20 Novembre 2022

Un romanzo intimo di resistenza e sopravvivenza, ambientato in Sud Tirolo in un periodo compreso tra l’ascesa del fascismo e gli anni Sessanta.
Protagonista di Resto qui di Marco Balzano (Einaudi) è Trina, insegnante elementare di madrelingua tedesca del piccolo paese di Curon, al confine tra Svizzera e Austria.
Quando Mussolini impone l’italiano nella regione, molti sudtirolesi guardano a Hitler come a un liberatore e la famiglia di Trina si divide: la figlia adolescente decide di fuggire in Germania con gli zii per avere un futuro in città, il primogenito si arruola volontario nell’esercito tedesco, affascinato dall’ideologia nazista, mentre Trina, scossa dall’abbandono della figlia, vorrebbe scappare dalla valle con il marito, ma lui la convince a rimanere per difendere il passato, il presente disastrato e, forse, un futuro sereno.
Tuttavia, in seguito allo scoppio della seconda guerra mondiale, Trina e il marito Erich si rifugiano nei monti: l’uomo ha disertato dopo essere tornato dal fronte di Albania e Grecia. Finita la guerra e dopo aver passato mesi drammatici, i due coniugi tornano a Curon, che continua a subire lo sfregio dei lavori a una diga enorme voluta da Roma, e che in pochi anni cancella l’intero paese dalla carta geografica. Ciò che ne resta è l’immagine di un campanile che s’innalza dalle acque del lago di Resia.

Resto qui è un romanzo ben scritto che cattura fin dalla prima pagina, vincitore di diversi premi letterari, apprezzato dal pubblico e dalla critica. La voce della protagonista è cupa e nostalgica, lo stile di scrittura è essenziale e lascia molto al non detto. Marco Balzano è abile a raccontare una famiglia e una comunità che, per resistere, si aggrappano alla rabbia, e per sopravvivere si aggrappano all’amore silenzioso e ai grandi ideali.
Un romanzo valido e intelligente, dunque consigliato, nonostante alcuni dubbi personali sullo sviluppo della storia e sulle scelte dell’autore, le cui spiegazioni a margine del libro non convincono del tutto. Una storia troppo breve per i temi appena sfiorati e poco sviluppati, che lasciano l’amaro in bocca e l’impressione che manchi qualcosa: l’annessone del Sud Tirolo all’Italia, l’imposizione della lingua italiana da parte del fascismo, i lavori alla diga e le proteste della popolazione.
In ogni caso un romanzo da leggere senza esitazioni.